Castello di San giusto

Stagione delle armi

Giunto alla sua terza edizione, Le stagioni delle armi è un ciclo di animazioni storico-didattiche pensato per integrarsi con il percorso di visita museale esterno ed interno del Castello di San Giusto. Voluto dagli imperatori d'Austria nel XV secolo come presidio miliare sopra il Colle Capitolino, il Castello di San Giusto visse diversi momenti di sviluppo ed evoluzione architettonica: ampliato con un'alta muraglia semicircolare dalla Repubblica di Venezia nei primi anni del XVI secolo, venne poi fortificato dagli Asburgo tra il 1551 e il 1636 con vari bastioni ancor oggi esistenti e in parte visitabili. Ed è proprio rievocando i quattro momenti più rappresentativi della storia del Castello che i visitatori verranno, di settimana in settimana, invitati a rivivere i fasti della Trieste del XIV, XV, XVI e XVII secolo, da città libera. Per maggiori informazioni: [Stagione delle armi](https://www.turismofvg.it/eventi/castello-di-san-giusto-la-stagione-delle-armi).

Il Melone di Trieste

Il Melone è un acroterio in arenaria, elemento decorativo scolpito a tutto tondo posto sull'apice della copertura di un edificio. In questo caso, esso è modellato in dodici costolature simili a spicchi, cui si deve la popolare identificazione con il frutto. Alto 1,13 metri, ha una circonferenza massima di 2,15: è coronato da una copia fedele dell'alabarda di San Sergio, il cui originale è custodito nel Tesoro della Cattedrale. Si racconta che nell'aprile del 1421 un fulmine si abbattè sul campanile della Cattedrale di Trieste. La cuspide ne fu lesionata in modo grave, cosicché fu decisa la demolizione. Il 10 maggio 1422 il Melone venne rimosso e l'alta cuspide sostituita con un tetto in tegole, corrispondente alla forma attuale. Il Melone fu allora sistemato sul muretto che delimita la piazza della Cattedrale sul lato della via omonima, proprio di fronte al campanile.

Terzo camminamento

Nel terzo camminamento si trovano esposte prevalentemente armi da fuoco che documentano l'evoluzione che raggiunsero questi tipi di armamento nei secoli XVIII-XIX: dagli esemplari a pietra focaia si passa a quelli a percussione; dalle pistole a pietra ad avancarica – spesso con canne e piastre raffinatamente decorate a incisione e intarsio, e a volte dorate – si giunge alle ormai moderne pistolette a tamburo, esempi di arma a retrocarica.

La Sala Caprin

La sala è stata ricavata durante i restauri degli anni '30 del '900 unendo i due piani originari che appartenevano al prolungamento cinquecentesco della Casa del Capitano. L'intervento, che comprese l'apertura di quattro grandi finestre ad arco, fu eseguito per ricreare fedelmente la sfarzosa Sala Veneta di Giuseppe Caprin, i cui arredi erano stati acquistati dal Comune nel 1933.

Willkommen!

Cortile delle milizie

Sul lato destro del Cortile si trova l'ingresso del Lapidario Tergestino, ubicato nei cosiddetti "sotterranei" del Bastione Lalio. Vi sono esposti 130 reperti lapidei pertinenti alla Tergeste romana. Nello stesso punto si trova anche la Bottega del Vino, il cui ingresso è affiancato da una grande iscrizione, purtroppo molto abrasa, che reca la "pertica" di Trieste – unità di misura lineare –, datata 1707 ed un tempo murata sulla porta cittadina di Riborgo (demolita nel 1784). Ad essi adiacente è il profondo pozzo-cisterna – dall'ampia vera in pietra arenaria – che dava acqua al Castello, circondato da lapidi sei-settecentesche relative alla Torre del Porto ed al Palazzo di Città, che un tempo si trovavano nella piazza Grande (l'attuale piazza dell'Unità d'Italia).

Sala quattrocentesca

Si tratta di una stanza quattrocentesca, che ha mantenuto la sua struttura originale, con la volta a nervature tardogotiche, campite a tratti da una decorazione a stelle dorate su fondo blu, purtroppo piuttosto deperita, e l'originario pavimento in cotto. L'apertura che illumina questa sala si configura oggi, a seguito dei restauri degli anni '30 del '900, come un piccolo terrazzo. Originariamente, invece, l'arco doveva dare accesso a un apparato a sporgere in muratura, poggiante sui quattro mensoloni o beccatelli in pietra tuttora esistenti, atto alla difesa piombante al piano inferiore. L'uso abitativo di questi ambienti è testimoniato dalla presenza di una nicchia quadrata in una delle pareti, con funzione di piccolo armadio o ripostiglio per oggetti. La decorazione lignea rinascimentale che incornicia il caminetto e le eleganti piastrelle maiolicate che ne rivestono le pareti provengono dalla Sala Veneta di casa Caprin.

Giuseppe Caprin

Giuseppe Caprin (Trieste 1843-1904), illustre giornalista, storico ed editore, fu una delle personalità più rilevanti nella cultura triestina del secondo Ottocento. Patriota irredentista, pubblicò contro il dominio austriaco a Trieste giornali umoristici come «Il Pulcinella» e «L'Arlecchino», e partecipò da garibaldino alla battaglia di Bezzecca (1866). Al fine di educare il popolo italiano della Venezia Giulia e del Friuli alla coscienza nazionale, pubblicò tra 1867 e 1884 il settimanale «Libertà e Lavoro». Diresse inoltre fino al 1886 il giornale irredentista «L'Indipendente», da lui rilevato nel 1878. Nel 1868 fondò, con Bartolomeo Appolonio, lo Stabilimento Artistico Tipografico, che divenne uno dei maggiori della regione Giulia. Nel 1878, tre anni dopo esserne divenuto unico proprietario, ne spostò la sede presso la sua nuova dimora, nel rione di San Giacomo. Maggiori approfondimenti su [Wikipedia](https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Caprin)

Salita al bastione

Bombardamenti alleati su Trieste

Vestibolo - Ingresso

Sulle pareti del vestibolo sono state collocate durante i restauri degli anni '30 del '900 diverse antiche lapidi, in parte connesse alla storia del Castello ed in parte provenienti da Trieste (dalle antiche case demolite nella zona della Città Vecchia) e dall'Istria.

MICHEZ e JACHEZ

In fondo al vestibolo, dal 2007, si viene accolti da due statue di zinco fuso raffiguranti due paggi, due automi che si trovavano sulla torre del nuovo palazzo municipale di Trieste, progetto dell'architetto Bruni. Gli automi, disposti ai lati di una campana, sopra l'orologio comunale, grazie a braccia articolate regolate da un meccanismo ad orologeria, sollevavano un martello che batteva le ore. Ideati dal Bruni, gli automi vennero realizzati nel giugno 1875 dallo scultore Fausto Asteo (1840 – 1901) presso le fonderie dei fratelli de Poli di Ceneda e collocati sulla torre nei giorni 5 e 7 gennaio 1876. Entrarono in funzione il 14 gennaio alle ore 12. I triestini li soprannominarono Michez e Jachez (o Mikez e Jakez) (Michele e Giacomo), due famosi giudici della città. A seguito dei danni arrecati dagli agenti atmosferici e dalle sollecitazioni del meccanismo, vennero sostituiti il 3 novembre 1972, assieme alla campana, da copie realizzate in bronzo.

Cappella di S.Giorgio

Al piano terra si trova la quattrocentesca Cappella dedicata a San Giorgio.Questo spazio fa parte della Casa del Capitano, fatta costruire da Federico III d'Asburgo tra 1468 e 1471. Tradizionalmente identificato con la Cappella, recenti studi ne propongono un utilizzo originario quale ambiente di passaggio, un ingresso al Castello solo successivamente destinato a funzioni religiose.

Primo camminamento

Nel primo camminamento l'esposizione si apre con una spada del XII secolo, cui si affiancano tre pugnali del '300 del tipo "baselarda". Di fronte si susseguono armi in asta databili tra il XIV e il XVI secolo: alabarde – provenienti dalla Svizzera, dalla Germania e dal Veneto –, corsesche ad ala di pipistrello, partigiane e ronconi. Interessanti tra le armi bianche lunghe – anch'esse di produzione italiana o dell'Europa settentrionale a partire dal XIV secolo – una spada schiavonesca veneziana della fine del XV secolo e uno spadone tedesco "a una mano e mezza" con lama a fiamma del secolo XVI.

Guida IA - Cinese

Salita verso l'armeria

La collezione di armi dei Civici Musei di Storia ed Arte si è formata attorno ad un nucleo di antiche armi da guerra ed alabarde cittadine, ma ha assunto una notevole consistenza alla fine del XIX secolo ed all'inizio del XX, tramite doni di collezionisti privati ed acquisti sul mercato antiquario.

Sala espositiva

Un'ampia sala introduttiva che narra la storia del sito e lo sviluppo urbanistico di Trieste con l'ausilio di antiche vedute, di fotografie d'epoca e di un plastico di inizio '900, raffigurante la città prima dell'espansione sette-ottocentesca.

Secondo camminamento

Il secondo camminamento, più grande, ospita armi dal XVI al XVII secolo. Si comincia con una serie di spade dei secoli XVI-XVII con fornimento a gabbia, di fronte a cui sono disposti falcioni veneziani realizzati tra la fine del ’500 e l’inizio del ’600. Nella prima vetrina spiccano per la raffinatezza dell’esecuzione alcune balestre da caccia di produzione tedesca o svizzera dell’inizio del XVII secolo. Lungo la scala che proviene dalla Sala Caprin è collocata una serie di alabarde di rappresentanza del XVI secolo, realizzate nell’Italia Settentrionale o più specificamente a Venezia. Seguono spade schiavone veneziane del XVII secolo, dal caratteristico fornimento a gabbia, una serie di spadini, storte, spade corte da fanti, “alla vallona”, “da guanciale” e infine le caratteristiche strisce con fornimento a tazza, tutte ascrivibili al XVII secolo e prodotte in Italia, Germania e Spagna. Nella seconda vetrina, è esposta la splendida fiasca da polvere in noce intarsiato in avorio inciso con il mito di Perseo ed Andromeda, della bottega dei Sadeler, incisori a Monaco nel XVII secolo.

Welcome!

Le Tredici Casade di Trieste

Il XIII secolo per Trieste fu quello che vide la nascita il 2 febbraio 1246 della "Vetustae Nobilitatis Tergestina Congregatio" ossia la Confraternita Nobiliare di San Francesco detta anche delle Tredici Casade, fondata presso il Convento dei Padri minoriti (situato nell'attuale Piazza Hortis) da tredici famiglie illustri di origine mercantile, che si ritenevano di discendere dal "Gran Sangue Romano".   [Approfondimenti](http://www.13casade.com/dati/le-casade)

Lo scalone

​Lo scalone d’onore è frutto degli ingenti lavori di restauro del 1935-1936, volti a trasformare il Castello in museo. In questa occasione, nel vano antistante la Cappella si realizzò nell’intera altezza dell’edificio questo scalone monumentale a doppia rampa elicoidale in pietra, dopo l’eliminazione della suddivisione tra i piani. Lungo le pareti si svolge una teoria di armi in asta (come alabarde, partigiane e corsesche) dei secoli XVI e XVII, conclusa – all’altezza del pianerottolo dove si riuniscono le due rampe – da una panoplia composta da un pettorale di corazza sormontato da un morione aguzzo, ambedue della metà del XVI secolo, fiancheggiati da armi in asta della fine dello stesso secolo, disposte a raggiera.

L'antisala Caprin

Alla sommità della scala si accede alla cosiddetta antisala Caprin, arredata da cassapanche del XVII secolo. Vi è esposto un prezioso fanale tardorinascimentale in legno intagliato e dorato, di manifattura veneziana o veneta provinciale, proveniente da una galera che partecipò alla famosa battaglia di Lepanto  del 7 ottobre 1571, che vide la vittoria della Lega Santa sulla flotta dell’Impero Ottomano. La galera era capitanata dal nobile capodistriano  Giovanni Domenico del Tacco che lo riportò nella città istriana, dove nel 1888-1889 fu acquistato dal collezionista triestino Giuseppe Caprin e fu inserito nell’arredamento della sontuosa Sala Veneta del suo palazzo.

Atrio e spazi esterni

Dal ponte levatoio del Castello è possibile comprendere in un unico colpo d’occhio la cattedrale ed i resti della Basilica civile romana, che occupano la sommità del colle di San Giusto, ed osservare la facciata verso la città della Casa del Capitano, impostata sulla roccia ed aperta da cinque alte finestre chiuse da grate. Superato il ponte levatoio, attraverso il portale aperto tra il 1590 e il 1595, ci si trova nell’ampio vestibolo d’ingresso, voltato a crociera, costruito a metà ’500 assieme al Bastione Lalio. A sinistra si possono osservare i due originari archi di accesso, mentre l’apertura ad arco acuto sulla destra si apre alla base della quattrocentesca Casa del Capitano. La torre federiciana a “L”, attorniata dal Bastione Rotondo, sovrasta la parte terminale del vestibolo.

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Grotta Gigante

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